I 21 errori che abbattono il rating aziendale e come evitarli
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Il rating aziendale è la carta d’identità finanziaria di un’impresa. Le banche, le assicurazioni del credito e gli investitori lo utilizzano per valutare il livello di rischio e decidere condizioni di finanziamento, tassi di interesse e accesso al credito.
Un rating solido significa affidabilità, costi finanziari più bassi e maggiori opportunità di crescita. Al contrario, un rating debole può ostacolare l’impresa anche in presenza di risultati economici positivi.
In questo articolo analizziamo i 21 errori più comuni che compromettono il rating aziendale e le azioni concrete per evitarli.
1. Scarsa capitalizzazione aziendale
Un patrimonio netto insufficiente rende fragile l’impresa.
Soluzione: rafforzare il capitale con aumenti soci, utili a riserva o nuovi partner.
KPI da monitorare: rapporto Debt/Equity, autonomia finanziaria.
2. Bilancio poco trasparente
Un bilancio redatto solo per fini fiscali riduce la credibilità verso banche e investitori.
Soluzione: redigere bilanci civilistici completi e avvalersi di una revisione contabile.
KPI: completezza della nota integrativa, tempi di deposito.
3. Eccessivo debito a breve termine
Una struttura finanziaria sbilanciata sul breve periodo genera rischi elevati.
Soluzione: trasformare parte del debito in medio-lungo termine.
KPI: PFN/EBITDA, percentuale debito inferiore a 12 mesi.
4. Ritardi nei pagamenti e segnalazioni negative
Protesti, ipoteche e segnalazioni in Centrale Rischi abbassano rapidamente il rating.
Soluzione: monitorare le scadenze e contestare tempestivamente eventuali errori.
KPI: segnalazioni in Centrale Rischi, ritardi medi di pagamento.
5. Gestione inefficiente del cash flow
Un capitale circolante non ottimizzato drena liquidità.
Soluzione: utilizzare sistemi di cash forecasting e ridurre i tempi di incasso.
KPI: Cash Conversion Cycle, flusso di cassa operativo.
6. Assenza di pianificazione finanziaria
Senza budget e scenari previsionali l’impresa naviga a vista.
Soluzione: predisporre un piano finanziario triennale o quinquennale con scenari alternativi.
KPI: budget annuale, piano di tesoreria.
7. Concentrazione eccessiva di clienti o fornitori
Dipendere da pochi soggetti aumenta la vulnerabilità.
Soluzione: diversificare i clienti e i fornitori strategici.
KPI: percentuale fatturato derivante dai primi tre clienti, peso fornitore principale.
8. Governance inadeguata
La mancanza di ruoli chiari e procedure di controllo riduce la credibilità.
Soluzione: definire organigramma, deleghe e attivare un sistema di controllo di gestione.
KPI: frequenza dei report gestionali, funzionamento del consiglio di amministrazione.
9. Ignorare i criteri ESG
I fattori ambientali, sociali e di governance sono sempre più rilevanti.
Soluzione: adottare una policy ESG con obiettivi misurabili.
KPI: indicatori ambientali, sociali e di governance.
10. Investimenti assenti o insufficienti
Impianti obsoleti e mancanza di R&D limitano la competitività.
Soluzione: predisporre un piano investimenti e sfruttare incentivi pubblici.
KPI: rapporto Capex/ammortamenti, età media impianti.
11. Mancato controllo della Centrale Rischi
Molte imprese trascurano la propria posizione presso la Centrale Rischi.
Soluzione: richiedere periodicamente i report e rettificare eventuali anomalie.
KPI: rapporto accordato/utilizzato, sconfinamenti.
12. Business plan non professionale
Un business plan improvvisato non trasmette affidabilità.
Soluzione: redigere un piano dettagliato con scenari, KPI e analisi di sensitività.
KPI: coerenza tra dati economici, patrimoniali e finanziari.
13. Mancanza di dialogo con le banche
Il rapporto va mantenuto costante e non solo in caso di emergenza.
Soluzione: programmare incontri periodici e condividere informazioni in modo trasparente.
KPI: frequenza interazioni, qualità reportistica.
14. Gestione errata dei fidi bancari
Un utilizzo disordinato porta a segnalazioni negative.
Soluzione: riallineare i plafond e rispettare la disciplina nei rientri.
KPI: rapporto utilizzato/accordato.
15. Assetti organizzativi inadeguati
L’articolo 2086 del codice civile impone assetti adeguati a prevenire crisi.
Soluzione: implementare un sistema di controllo di gestione e procedure interne.
KPI: tempi di chiusura bilancio, reporting periodico.
16. Mancato controllo delle agenzie di rating
Molte PMI ignorano i giudizi esterni come quelli di Cerved o CRIF.
Soluzione: monitorare i punteggi e interagire con i provider.
KPI: andamento punteggio rating.
17. Paura di chiedere la revisione del rating
Un giudizio obsoleto penalizza a lungo.
Soluzione: presentare un dossier aggiornato e documentato per la revisione.
KPI: numero revisioni accolte.
18. Mancata diversificazione bancaria
Affidarsi a un solo istituto aumenta il rischio.
Soluzione: costruire una strategia multi-banca equilibrata.
KPI: peso della banca principale sul totale affidamenti.
19. Gestione lenta delle richieste informative
Ritardi o documenti incompleti compromettono l’immagine aziendale.
Soluzione: implementare un processo interno per risposte puntuali e complete.
KPI: tempi medi di risposta, completezza documentazione.
20. Assenza di risk management
La sottovalutazione dei rischi operativi e finanziari è pericolosa.
Soluzione: adottare un risk assessment e strumenti di copertura.
KPI: mappa rischi, livello di copertura assicurativa.
21. Sottovalutazione delle certificazioni
Le certificazioni rafforzano la credibilità e il posizionamento.
Soluzione: ottenere certificazioni ISO e rating di legalità.
KPI: numero certificazioni, benefici reputazionali.
Evitare questi errori non significa soltanto ottenere un buon rating dalle banche, ma soprattutto costruire una struttura finanziaria solida e sostenibile. Migliorare il rating è un percorso strategico che riduce i costi, rafforza la reputazione e apre nuove opportunità di crescita.
Il consiglio di Visidron è di utilizzare una checklist interna: definire responsabilità, monitorare i KPI e attivare azioni correttive in modo tempestivo. Un rating forte rende la finanza un alleato e non un ostacolo.