Oro e mercati globali
Consuntivo 2025 e cosa ci sta dicendo davvero il 2026
Il 2025 verrà probabilmente ricordato come un anno di passaggio solo a parole. Nei fatti è stato un anno di conferme. Conferme lente, continue, quasi noiose per chi cerca l’evento eclatante, ma molto chiare per chi osserva i flussi e non solo i prezzi.
L’oro è stato uno di questi segnali. Non ha fatto esplosioni improvvise, non ha reagito a un singolo shock, ha semplicemente continuato a salire. Ed è proprio questo il punto: quando un asset che dovrebbe muoversi solo nei momenti di panico sale anche in assenza di panico, significa che sta misurando qualcosa di più profondo.
2025, cosa si è davvero consolidato
Nel 2025 si sono stabilizzate almeno quattro tendenze che oggi è difficile ignorare.
1. Fine dell’eccezione monetaria
I tassi non sono tornati ai livelli pre-2020 e, soprattutto, nessuno crede più che lo faranno a breve. La Federal Reserve e la Banca Centrale Europea hanno gestito l’anno con estrema prudenza, segnale che il problema non è ciclico ma strutturale.
Il debito globale è troppo elevato per permettere politiche aggressive senza effetti collaterali.
2. Frammentazione finanziaria silenziosa
Non c’è stata una rottura netta del sistema, ma una progressiva perdita di universalità. Alcuni canali funzionano ancora, altri meno, altri solo per alcuni paesi. È un mondo che passa da “uno standard per tutti” a “standard diversi per blocchi diversi”.
3. Oro comprato, non raccontato
Le banche centrali hanno continuato ad accumulare oro senza proclami. I dati del World Gold Council parlano chiaro. Non si tratta di una scommessa di breve periodo, ma di una scelta strategica.
Chi compra oro oggi non sta cercando rendimento, sta cercando riduzione del rischio sistemico.
4. Metallo fisico che conta più della carta
Nel 2025 è diventato evidente che il mercato fisico e quello derivato non sono la stessa cosa. Finché tutto è abbondante, la differenza non pesa. Quando le scorte iniziano a scendere, la distinzione diventa decisiva.
L’oro come termometro del sistema
È importante ribadirlo: l’oro non è il problema. È lo strumento che misura il problema.
Misura:
- la fiducia nelle infrastrutture finanziarie
- la neutralità percepita delle regole
- la solidità delle riserve
- la facilità con cui il commercio globale può funzionare senza attriti
Quando questi fattori peggiorano, la temperatura sale. E nel 2025 la temperatura non è più scesa.
Il nodo geopolitico e il cambio di paradigma
Dopo il 2022 molte economie hanno compreso che le infrastrutture finanziarie non sono neutrali. Sistemi di compensazione, valute di regolamento, piattaforme di pagamento possono diventare strumenti geopolitici.
Da qui nasce l’interesse crescente per:
- scambi in valute locali
- camere di compensazione alternative
- regolamenti basati su asset reali
Il ruolo della Cina in questo contesto è centrale, non ideologico. È uno dei pochi paesi con:
- massa commerciale sufficiente
- capacità industriale
- infrastrutture finanziarie dedicate
Lo Shanghai Gold Exchange non è un esperimento, è un’infrastruttura che regola metallo fisico, e questo cambia la natura degli scambi.
mBridge e la finanza ufficiale che cambia forma
Un punto spesso ignorato è che questi cambiamenti non avvengono fuori dal sistema. Avvengono dentro il sistema.
mBridge, sviluppata sotto l’egida della BIS, ne è l’esempio perfetto. Non è una piattaforma alternativa in senso ribelle, è un’evoluzione della finanza ufficiale.
Questo dettaglio è fondamentale, perché indica che:
- il cambiamento è lento
- il cambiamento è regolato
- il cambiamento è difficile da fermare
2026, cosa osservare davvero
Il 2026 non sarà interessante per le previsioni di prezzo, ma per i vincoli fisici.
Oro
Se la domanda istituzionale resterà stabile e l’offerta rigida, l’oro tenderà a:
- mantenere prezzi elevati
- ridurre la volatilità al ribasso
- comportarsi sempre meno come asset speculativo
Argento, il vero punto critico
Qui il discorso si fa più delicato. L’argento non è solo una riserva di valore, è un metallo industriale chiave.
Settori che lo stanno assorbendo:
- data center e intelligenza artificiale
- elettronica avanzata
- transizione energetica
- infrastrutture elettriche
Quando la domanda industriale è inelastica, cioè indipendente dal prezzo, il mercato cambia natura. Se serve, si paga. E questo mette in crisi i mercati basati sulla leva e sui derivati.
Il rischio nascosto: non il prezzo, ma la funzione dei mercati
Il rischio più sottovalutato per i prossimi anni non è l’aumento dei prezzi dei metalli. È la perdita di funzione dei mercati finanziari come strumenti di scoperta del prezzo.
Se:
- il metallo fisico diventa scarso
- le scorte restano basse
- la domanda è strutturale
allora il prezzo “di carta” perde credibilità. E questo ha effetti su tutto il sistema finanziario.
Effetti concreti su economia e società
Un mondo più frammentato produce conseguenze molto pratiche.
Per le imprese:
- maggiore costo del capitale
- più attenzione alla gestione finanziaria
- supply chain meno ottimizzate
Per i consumatori:
- inflazione più persistente
- prezzi più volatili
- minore stabilità percepita
Per i mercati:
- cicli più brevi
- meno trend lineari
- ritorno degli asset rifugio come strumenti, non come miti
Leggere i segnali prima che diventino ovvi
Il 2025 ha mostrato i segnali. Il 2026 probabilmente ne mostrerà le conseguenze.
L’oro non sta annunciando una fine del mondo, sta segnalando un cambio di metabolismo del sistema economico globale. Più attrito, meno fiducia automatica, più attenzione alla sostanza.
Chi continuerà a guardare solo i prezzi rischierà di arrivare tardi. Chi osserva flussi, scorte, infrastrutture e scelte istituzionali, forse, riuscirà a capire prima dove stiamo andando.
E in un mondo che cambia lentamente ma in modo irreversibile, capire prima non è un vantaggio speculativo. È una forma di difesa.
